di RAFFAELE PAPALEO
Tra i momenti importanti che hanno segnato la storia dei paesi della Valle del Noce, merita un’attenzione particolare il tempo nel quale Lauria è stata sede di Contea. Gli eventi che portarono Lauria a diventare sede di Contea si svolsero in un periodo compreso tra il IX ed il XIV secolo; fino a sconfinare nel secolo XV. Secoli, con alterne vicende politiche, che furono testimoni prima degli scontri tra i Longobardi ed i Bizantini ; poi delle guerre tra il casato Svevo e quello Angioino; e in seguito degli scontri tra gli Angioini e gli Aragonesi. Dinastie che, con motivazioni diverse, rivendicavano la legittima (o pretesa tale) successione sulle terre dell’Italia meridionale e sulla Sicilia. Una questione interessante riguarda le motivazioni che portarono i contendenti dell’epoca a stabilire a Lauria la sede centrale di un vasto territorio che è arrivato a comprendere anche una consistente area dell’Alto Tirreno Cosentino e una parte del basso Cilento.
I paesi della Valle del Noce nel 1239
Ai territori confinanti con la Basilicata si aggiungevano tutti i paesi della Valle del Noce che all’epoca già esistevano ed erano abbastanza consistenti. Nei registri delle cancellerie sveve di Federico II, in un documento datato 5 ottobre 1239 figurano già i nomi di Lorie (Lauria), Lacus Nigri (Lagonegro), Maractie (Maratea), Rivelli (Rivello), Tricline (Trecchina), e ancora troviamo nominati: Castellucii (Castelluccio), Bianelli (Viggianello), Rotonde Valle Layni (Rotonda), Papasideri (Papasidero), Ayete (Aieta), Turture (Tortora) e Castri Cucti (Castocucco). In tale documento l’imperatore Federico II impartisce disposizioni che impongono ai paesi nominati la custodia e la ristrutturazione di castelli di particolare importanza strategica. Il documento si riferisce alla manutenzione del castello di Lagonegro e di quello di Maratea i cui territori rappresentano porte d’ingresso verso la Valle del Noce e l’entroterra. I paesi indicati nel documento erano tutti presidiati da castelli; fortificazioni che giocavano un ruolo importante per il controllo dell’area e, più in generale, costituivano utili presidi nel caso di guerre combattute su scala più ampia. In tale contesto Lauria si trovava al centro di un vasto territorio e rappresentava una postazione strategica importante, da un punto di vista militare ed amministrativo, ai fini del controllo del territorio stesso.
Lauria, passaggio obbligato
Le terre di Lauria divenivano un passaggio obbligato per le milizie che, provenienti dal Vallo del Diano, dalla Val d’Agri o dalla Valle del Sinni volevano recarsi nei territori della Valle del Crati, verso Cosenza, in Calabria; e viceversa. Da Lauria si poteva controllare bene anche la penetrazione dal mare. Provenendo dal golfo di Policastro il modo più rapido per raggiungere l’entroterra Lucano era rappresentato dal passaggio nel territorio di Lauria. Le vie utilizzate erano quelle che seguivano il percorso del fiume Noce, oppure scavalcavano la Colla di Maratea o ancora, provenendo da Acquafredda, costeggiavano il monte Coccovello passando nel territorio di Trecchina e poi di Rivello. Ma, anche in questo caso, per andare verso la Valle del Sinni, o verso la Valle del Mercure e poi verso la Valle del Crati, il percorso più logico ed agevole passa per Lauria. I monti che circondano la Valle del Noce hanno rappresentato una sorta di difesa naturale per i paesi della Valle. Controllare i valichi in un territorio montuoso quale è quello della Basilicata sud occidentale era certamente più facile che pianificare una difesa su territori aperti e privi di barriere naturali. Chi ha avuto la fortuna di recarsi sul monte Coccovello (1512 m.) ha potuto verificare visivamente la posizione strategica nella quale si trova Lauria ed il controllo che si può avere sul territorio presidiando, appunto, Lauria stessa.
Una orografia complessa
Dal punto più alto del Coccovello si vede contemporaneamente tutto il Golfo di Policastro, una buona parte della Valle del Noce, il gruppo del Sirino, si intravede l’alta Valle del Sinni e si vedono perfino i monti della Val D’Agri. Sullo sfondo, guardando verso sud-est si vede l’imponente massiccio del Pollino e, ruotando lo sguardo verso il mare, i monti dell’Orsomarso.
Con una orografia così complessa la posizione di Lauria consentiva agevolmente il controllo delle vie praticabili per muovere truppe in stato di guerra. Discorso analogo si può fare per il commercio e per tutte quelle attività che richiedevano spostamenti che, circa sette secoli fa, non erano certo agevoli. Anche le visite dei funzionari statali, per controllo amministrativo o per sollecitare la riscossione delle tassazioni, necessitavano di crocevia dove più facilmente potevano convergere uomini, merci e informazioni. Queste considerazioni spiegano la scelta di Lauria quale sede di Contea nei primi secoli del secondo millennio.
Indietro nel tempo
Anche andando più indietro nel tempo possiamo rilevare che l’area della Valle del Noce è stata, da tempo immemorabile, luogo di passaggio. Si ritiene che la via romana detta Popilia provenisse dal Vallo del Diano e, dopo aver attraversato la Valle del Noce fino al territorio di Nemoli, si dirigesse verso l’attuale ubicazione di Lauria borgo e poi verso il Galdo; per continuare poi verso il territorio di Castelluccio, di Rotonda e poi entrare nelle Calabrie. E’ possibile che, nell’area della Valle del Mercure, la Popilia si unisse con il ramo dell’ Herculea che, proveniente da Melfi, Potenza e Grumentum, immetteva nell’Alta Val Sinni e passava non distante dell’attuale borgo di Seluci di Lauria.
I Longobardi
Dell’importanza strategica del territorio di Lauria si erano accorti già i Longobardi che, verso la metà del IX secolo, avevano fortificano il castello di Lauria il quale faceva parte del sistema difensivo del gastaldato di Laino che, a sua volta, faceva parte del Principato Longobardo di Salerno retto dal Principe Sichenolfo. Nella seconda metà del X secolo i Longobardi, in costante lotta contro i Bizantini, cercarono di mantenere il controllo di parte del territorio che li aveva visti dominanti per lungo tempo. Per questo, il principe longobardo Gisulfo di Salerno fece ristrutturare il castello di Lauria, e i castelli di Marsico e di Balvano. Gisulfo affidò il castello di Lauria al cugino Landolfo. Il documento che rivela questo particolare parla del castello di Laurim, che alcuni studiosi interpretano come Laurino ed altri come Lauria (Pedio, Cartulario della Basilicata. Ed. 1988. Volume I p. 76). L’importanza strategica del castello di Lauria è confermata da altra documentazione che ne attesta l’uso da parte longobarda. Nel 982 l’imperatore Ottone II è in ritirata dalla Calabria, dove ha subito una pesante sconfitta a Capo Colonna dalle forze Bizantine. L’imperatore Ottone II si salva a stento e, in precipitosa ritirata, nell’estate del 982 si dirige proprio verso il territorio di Lauria e fa sosta nel castello fortificato e ben difeso dai longobardi. In seguito, lo stesso documento, segnala che Ottone II si è fermato anche nei castelli di Marsico e poi di Balvano. Anche questo episodio, che coinvolge addirittura il giovane imperatore Ottone II, testimonia l’importanza data all’area di Lauria che viene ritenuta utile da un punto di vista strategico. Il fatto che Lauria si trovi su una importante direttrice nord-sud e che sia facilmente difendibile, una volta che le milizie amiche vi siano installate, la resero appetibile alle diverse fazioni.
Angioini ed Aragonesi
Anche nei primi secoli del secondo millennio il territorio di Lauria fu conteso. Angioini ed Aragonesi si scontrarono nel meridione d’Italia e si contesero Lauria la quale era, già all’epoca, una delle cittadine più popolose della Basilicata. Di questi scontri secolari fu importante protagonista, nel suo tempo, Ruggero di Lauria. Le sorti delle battaglie in mare favorirono l’uno o l’altro casato contendente in relazione alle decisioni ed ai favori dell’Ammiraglio Lauria.
Monasteri sul territorio
La presenza di monasteri e centri religiosi importanti testimonia l’attenzione verso il territorio di Lauria. In un documento dell’anno 874 si fa riferimento al centro religioso denominato Santa Maria della Vite, la cui sede è indicata non distante dal monte Sirino. Circa un secolo dopo, nel 968, Ottone I conferma i privilegi riconosciuti al “Vulturensi Monasterio” . Nel diploma si fa riferimento ai luoghi soggetti a questo monastero tra i quali: ” in Lauria Sanctam Felicitatem, ubi dicitur ad Turrim”. Il territorio di Lauria è prescelto anche dai monaci di rito greco che, provenienti dall’area del Merkurion, attuale Valle del Mercure, si installarono nel sito di Monte Messina, nel luogo attualmente conosciuto dalla gente del posto come ‘San Filippo’. Un altro diploma, questa volta del 1137, rilasciato da Lotario III, indica la presenza a Lauria di un monastero benedettino dipendente dall’Abazia di Montecassino, la quale è retta ancora oggi da monaci benedettini. Ulteriori documenti potranno chiarire se il presidio religioso fondato dai monaci di rito greco e il monastero benedettino facciano riferimento allo stesso luogo ed alla stessa struttura (quella poi indicata come Abbazia di San Filippo) che nel tempo ha mutato l’intestazione; poiché ha seguito le vicende politiche e religiose di un ambito più vasto. Ancora un diploma, del 1145, parla di un’altra Abbazia in Lauria, questa volta intitolata a San Giovanni. Più avanti, nel 1319 Papa Giovanni XXII da il permesso ai Minori Osservanti di costruire un Convento a Lauria.
La presenza di comunità religiose in Lauria ha reso ulteriormente importante il territorio ed è stata motivo di stimolo culturale e anche di progresso religioso, civile ed economico. Le comunità monastiche diedero impulso all’agricoltura, migliorarono l’utilizzazione delle acque, razionalizzarono l’uso dei boschi e posero le basi per lo sviluppo dell’artigianato. Per tale motivo Lauria ha avuto un impulso demografico. Il numero di abitanti aumentò poiché molte famiglie, che preesistevano sparse sul territorio, per lo più dedite all’agricoltura ed alla pastorizia, trovarono vantaggioso spostarsi nel centro abitato; anche perché meglio protette contro le scorrerie di banditi e fuorilegge.
Feudatari a Lauria
Sul finire del XII secolo Lauria ha già il suo feudatario che gli studiosi individuano in Gibel di Loria, probabilmente padre di Riccardo di Lauria e, quindi, nonno di Ruggiero di Lauria, il famoso Grande Ammiraglio. Con Gibel ed i suoi discendenti Lauria fu al centro di importanti decisioni politiche che riguardarono una vasta area. Riccardo di Lauria era stato nominato Gran Giustiziere della Basilicata da Federico II. Il feudatario, o barone, di Lauria seppe mantenersi fedele al casato svevo. Infatti morì a Granella il 26 febbraio del 1266 nella famosa battaglia di Benevento. Battaglia nella quale perse la vita anche Manfredi; figlio ed erede legittimo di Federico II. Tale battaglia fu combattuta dagli Svevi contro gli Angioini di Carlo d’Angiò.
Verso la fine del XIII secolo al milite Giacomo di Lauria venne confermato il compito di custode della marina di Maratea.
Nel settembre del 1270 Roberto di Lauria fu incaricato quale “custode dei passi e delle strade sul versante tirrenico del Giustizierato di Basilicata e poi di tutte le strade dello stesso Giustizierato”. Ancora una volta il compito di presidiare l’area venne affidato ad un esponente della famiglia che possedeva le terre di Lauria. Confermando la valenza strategica del suo territorio.
Lauria è Contea nel 1339
Ilaria di Lauria, figlia dell’Ammiraglio Ruggiero di Lauria, sposò il Conte di Marsico Enrico Sanseverino il quale divenne, per questo, signore delle terre portate in dote dalla moglie e quindi anche della terra di Lauria. Nel 1324, Enrico Sanseverino, venne nominato capitano delle armi con il compito di presidiare e difendere il tratto di costa Tirrenica che va dal Golfo di Policastro al Golfo di Salerno. Cinque anni prima, nel 1320, Policastro era stata assediata e posta a sacco dalle truppe di Corrado Doria che, al servizio dei Siciliani, creava disagi e provocava distuzioni, lungo le coste tirreniche, alle terre e città fedeli agli Angioini. Con il matrimonio di Ilaria di Lauria con Enrico Sanseverino le terre di Lauria assumono il titolo di Contea e raggiungono la massima estensione arrivando a comprendere una vasta area che, sul versante costiero, va dalla foce del Lao e giunge fino a Policastro e oltre. Nell’entroterra la Contea di Lauria comprendeva tutta la Valle del Noce, tutta la valle del Mercure e giungeva fino ai monti dell’Orsomarso: comprendendo le terre di Papasidero e di Orsomarso .
Ufficialmente Lauria diventa Contea verso il 1339, quando la regina Giovanna I conferma la donazione della Baronia di Lauria ad Ilaria di Lauria; la quale, “nel 1340 dona al figlio Tommaso i castelli di Lauria, di Rivello, di Lagonegro nel Giustizierato di Basilicata e i feudi che ella possedeva nei limitrofi Giustizierati di Principato Citra e di Val di Crati e Terra Giordana” (Camera, Annali, II, p.383 s.).
Con i Sanseverino sembra iniziare, in apparenza, per le terre di Lauria un tempo favorevole sotto il governo di uno dei casati più potenti e longevi dell’Italia meridionale. La storia dei secoli seguenti vedrà alternarsi periodi favorevoli a momenti di riflusso. Sono in agguato, tra i secoli XV e XVII: guerre dinastiche, invasioni, pestilenze, carestie, condizioni climatiche sfavorevoli e terremoti ma l’ordinamento feudale non mostra segni di flessione.
Permangono insormontabili le distanze tra i ‘nobili’ e le masse. Solo la carriera ecclesiastica offre qualche speranza di miglioramento dello stato sociale.
Tuttavia, in Lauria prende gradualmente consistenza l’artigianato che si perfeziona al punto da consentire l’esportazione di manufatti e procedure. Intanto, le cronache riportano anche casi di ribellione contro i ‘Signori’ che, pressati dai popolani e dalla classe artigiana, si vedono costretti a rinunciare ad alcuni privilegi talvolta odiosi. Come successe nel 1453 a Venceslao Sanseverino che, tra l’altro, finalmente abolisce lo ‘ius prime noctis’. Ma questa ed altre vicende potranno essere indagate e raccontate in altro momento se la pagina appena conclusa è ritenuta di qualche utilità.
Raffaele Papaleo
Il Castello Ruggero di Lauria ristrutturato dai Longobardi nel IX secolo e la chiesa dell’Assunta